Una giornata strana
Il lunedì si preannunciava strano già per come si erano svolti i giorni precedenti. Un fine settimana a Milano non capita tutti i giorni ed arrivare a casa di domenica notte giusto in tempo per andare a dormire avrebbe reso il lunedì un giorno particolare.
Mi sveglio, mi lavo, mi vesto, mi allaccio la cinta dei pantaloni che stranamente, mentre la stringo, non oppone la solita resistenza. Un rumore metallico attira la mia attenzione: la fibbia, rotta, cade in terra! Ero tanto affezionato a quella cinta...
Il lunedì si preannunciava particolare anche per un altro motivo: il cliente presso il quale lavoro si trasferiva proprio quel giorno in una nuova sede, lontanissima da quella precedente e soprattutto lontanissima da casa mia! Come se tutto questo non fosse bastato si raccontavano storie raccapriccianti sulla situazione logistica della sede: parcheggi introvabili, traffico infernale. Il terrore seminato dai colleghi che si erano già trasferiti mi avea quindi costretto a prendere una decisione storica: andare a lavorare in metropolitana.
Prendo la macchina, arrivo alla stazione della metropolitana, parcheggio nel posto libero più "vicino" alla stazione: mi aspetta circa un chilometro a piedi da percorrere lungo una strada dal traffico automobilistico incredibile, di esseri umani nemmeno l'ombra.
Arrivo alla stazione affannato, compro i biglietti, ne tibro uno, passo il tornello. Tra me e me penso: "Strano, poca gente oggi". Poi, poco distante, scorgo un capannello di persone. Mi avvicino e comincio a capire meglio: è appena cominciato uno sciopero di quattro ore, l'ultima corsa è già passata. Prendo la cosa con filosofia e vado al bar a fare colazione. Caffè e cornetto, un euro e trenta centesimi, chissà se l'esercizio aderisce all'iniziativa Roma Spende bene...
Mi rassegno a ripercorrere di nuovo un chilometro per riprendere possesso della macchina e nel frattempo faccio di tutto per abituarmi all'idea del calvario che mi aspetta. Salgo in macchina, per imboccare il G.R.A. dovevo praticamente tornare a casa mia. Per farla breve, era trascorsa ormai mezz'ora da quando ero uscito e mi trovavo di nuovo al punto di partenza!
Contrariamente a tutte le aspettative catastrofiche, mezz'oretta più tardi ero giunto a destinazione. Nulla di tutto quello che mi era stato prospettato era successo: il traffico era a livelli tollerabili, il parcheggio l'avevo trovato con facilità. Non mi rimaneva che disfare gli scatoloni e prendere possesso della scrivania dalla quale sto scrivendo.
Ah, dimenticavo: i bagni del nuovo ufficio sono corredati di copritavoletta igienici!
Sono commosso!
Etichette: idiosincrasie
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