PassaPorto
Fare il passaporto è molto semplice.
E' sufficiente compilare un bollettino di conto corrente postale da 44,66 euro il cui intestatario ha un nome talmente lungo che non ha alcuna possibilità di entrare nell'apposito spazio. Poi serve una marca da bollo da 40,29 euro, acquistabile presso gli uffici postali o le tabaccherie. Siccome il bollettino bisogna pagarlo, si va all'ufficio postale, la fiducia nel mondo vorrebbe che si riesca a fare entrambe le cose lì. All'ufficio postale va tutto bene, tranne l'attesa in fila di quasi un'ora ed il fatto che le marche da bollo sono finite. Quindi di corsa dal tabaccaio. Il tabaccaio è fornito di macchinetta che prepara lì per lì la marca: una bella idea per evitare che rimangano senza. Ma una domanda sorge spontanea: perchè non dotare di macchinetta anche le Poste? Cerco una risposta, e mi dico che forse il motivo è lo stesso che fa sì che ogni ufficio postale, pur dovendosi occupare di spedire lettere e pacchi (di qui il nome Posta) ha uno sportello con il simbolo della letterina e cinque con il simboletto dell'euro.
Essendomi già dotato di modulo compilato on-line sul sito della Polizia di Stato, sono pronto per andare al Commissariato del mio luogo di residenza. Unisco l'utile al dilettevole e raggiungo la conclusione che finalmente ho trovato un motivo per essere contento di avere il commissariato di P.S. a poche centinaia di metri da casa!
Mi accoglie un agente con la faccia da mastino che dopo aver cacciato in malo modo un sedicente "collega della penitenziaria", appena pronuncio la parola "passaporto" insieme al mio indirizzo di residenza, mi porge con la sua zampa un foglietto fotocopiato con l'indirizzo del commissariato di competenza: dista solo sei chilometri da casa mia.
Entro nel commissariato: atrio grande e spazioso, accanto alle pareti numerosissime cassette di sicurezza dove sospetto vengano custoditi gli effetti personali dei "fermati" che passano la notte lì sospettati di qualche reato. In fondo alla sala c'è la guardiola con annesso agente che mi dice che c'è da aspettare. Lo supponevo, lo suppo! Mentre aspetto mi guardo meglio attorno. Un tempo, nei luoghi pubblici, si teneva la foto del Presidente della Repubblica. Qui, invece, in bella vista c'è la foto di Padre Pio.
E' la goccia che fa traboccare il vaso. Ho speso 85,95 euro per avere una cosa che mi spetta di diritto, cioè un pezzo di carta che dice che mi posso recare in un luogo al di fuori dei confini del posto dove sono nato. Per farlo ho impiegato una mattinata intera e, come se non bastasse, mi sono dovuto anche sorbire la foto di Padre Pio esposta in un luogo pubblico gestito dalla Polizia di Stato, la cui esistenza viene pagata con le mie tasse di non cattolico.
E non credo di essere l'unico.
E' sufficiente compilare un bollettino di conto corrente postale da 44,66 euro il cui intestatario ha un nome talmente lungo che non ha alcuna possibilità di entrare nell'apposito spazio. Poi serve una marca da bollo da 40,29 euro, acquistabile presso gli uffici postali o le tabaccherie. Siccome il bollettino bisogna pagarlo, si va all'ufficio postale, la fiducia nel mondo vorrebbe che si riesca a fare entrambe le cose lì. All'ufficio postale va tutto bene, tranne l'attesa in fila di quasi un'ora ed il fatto che le marche da bollo sono finite. Quindi di corsa dal tabaccaio. Il tabaccaio è fornito di macchinetta che prepara lì per lì la marca: una bella idea per evitare che rimangano senza. Ma una domanda sorge spontanea: perchè non dotare di macchinetta anche le Poste? Cerco una risposta, e mi dico che forse il motivo è lo stesso che fa sì che ogni ufficio postale, pur dovendosi occupare di spedire lettere e pacchi (di qui il nome Posta) ha uno sportello con il simbolo della letterina e cinque con il simboletto dell'euro.
Essendomi già dotato di modulo compilato on-line sul sito della Polizia di Stato, sono pronto per andare al Commissariato del mio luogo di residenza. Unisco l'utile al dilettevole e raggiungo la conclusione che finalmente ho trovato un motivo per essere contento di avere il commissariato di P.S. a poche centinaia di metri da casa!
Mi accoglie un agente con la faccia da mastino che dopo aver cacciato in malo modo un sedicente "collega della penitenziaria", appena pronuncio la parola "passaporto" insieme al mio indirizzo di residenza, mi porge con la sua zampa un foglietto fotocopiato con l'indirizzo del commissariato di competenza: dista solo sei chilometri da casa mia.
Entro nel commissariato: atrio grande e spazioso, accanto alle pareti numerosissime cassette di sicurezza dove sospetto vengano custoditi gli effetti personali dei "fermati" che passano la notte lì sospettati di qualche reato. In fondo alla sala c'è la guardiola con annesso agente che mi dice che c'è da aspettare. Lo supponevo, lo suppo! Mentre aspetto mi guardo meglio attorno. Un tempo, nei luoghi pubblici, si teneva la foto del Presidente della Repubblica. Qui, invece, in bella vista c'è la foto di Padre Pio.
E' la goccia che fa traboccare il vaso. Ho speso 85,95 euro per avere una cosa che mi spetta di diritto, cioè un pezzo di carta che dice che mi posso recare in un luogo al di fuori dei confini del posto dove sono nato. Per farlo ho impiegato una mattinata intera e, come se non bastasse, mi sono dovuto anche sorbire la foto di Padre Pio esposta in un luogo pubblico gestito dalla Polizia di Stato, la cui esistenza viene pagata con le mie tasse di non cattolico.
E non credo di essere l'unico.
Etichette: idiosincrasie
Commenti (1)
Anonimo il mercoledì, 20 dicembre, 2006 ha scritto:
beh. personalmente.. ho deciso di acquistare il padre Pio che hanno i cinesi sotto casa: sembra un santone indiano con le lucine psicadeliche intorno! Anzi... se ma ci rincontrassimo.. te lo regalerò!
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